#Diaz: la notte nella quale i diritti civili non ebbero alcun valore.

ITALY-G8-GSF-RAID-SCHOOL-AFTERMATH

Quello che successe il 21 giugno del 2001, nella scuola Diaz di Genova, non è mai stato raccontato per intero dai media, dalla classe dirigente, dai vertici della Polizia di Stato.

È una pagina talmente buia della nostra Repubblica che mai nessun libro di storia racconterà.

Noi italiani siamo fatti così: ci affezioniamo a tutto e tutti tranne che alla verità.

Nessuno ha mai voluto conoscere quello che è realmente accaduto nella notte dell’irruzione alla scuola Diaz. Sopratutto mai nessuno si è assunto la responsabilità politica, legale e culturale di una mattanza ingiustificabile in uno Stato di diritto (?).

È solo grazie alla forza, alla caparbietà ed alla voglia di giustizia di tantissimi giornalisti, di un PM e di coloro che hanno vissuto sulla loro pelle le atrocità di quelle notte, se forse oggi sappiamo realmente come sono andate le cose.

Il nostro sistema giudiziario non è mai stato efficiente e nemmeno su queste vicende lo sarà. Ci siamo dovuti rivolgere all’Unione Europea, che tanto odiamo, per avere giustizia. È stata la Corte Europea dei Diritti Umani che a distanza di 14 anni ha stabilito che quella notte alla Diaz, il nostro corpo militare (PS e CC) mise in atto vere e proprie TORTURE.

Ebbene sì, si trattò di TORTURA ed ecco gli estratti delle motivazioni della sentenza:

Il capo di condanna riguarda la violazione dell’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani, a cui l’Italia aderisce. La norma vieta agli Stati firmatari “la tortura e ogni altra procedura che, anche non attraverso le lesioni fisiche, si traduca comunque in trattamento degradante e umiliante” nei confronti di individui detenuti, arrestati o anche semplicemente sottoposti a provvedimento di fermo, come appunto nel caso genovese. Va ricordato peraltro che per tutti i 93 fermati nel blitz perché accusati di fare parte del famigerato black bloc le accuse di associazione a delinquere finalizzate a devastazione e saccheggio sono in seguito cadute, rendendo di fatto giuridicamente immotivata l’azione della polizia.

Pur senza soffermarsi sull’altro capo d’accusa, ossia la presunta violazione dell’articolo 13 (inadeguatezza delle indagini) nella sentenza i giudici della Corte si spingono anche oltre, sostenendo che se i responsabili non sono mai stati puniti è soprattutto a causa dell’inadeguatezza delle leggi italiane, che quindi devono essere cambiate. Inoltre la Corte ritiene che la mancanza di determinati reati non permetta all’Italia di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell’ordine. “Il carattere del problema è strutturale” si legge infatti nel documento “visto che ancora compete allo Stato italiano la composizione di un quadro giuridico appropriato, anche attraverso disposizioni penali efficaci”.

Tutti coloro che furono responsabili di questa mattanza non sono stati mai puniti, anzi come il tempo ha dimostrato, sono stati premiati con nomine dirigenziali ed avanzamenti di carriera (Per chi volesse approfondire http://www.linkiesta.it/it/article/2015/04/07/torture-alla-diaz-si-ma-in-italia-li-abbiamo-premiati/25390/) .

A noi giovani del nuovo millennio toccherà tenere vivo il ricordo di quella notte affinché simili atti non si ripetano mai più, la notte nella quale la democrazia, i diritti civili e le libertà personali lasciarono il posto alla TORTURA ed alla VIOLENZA.